16/09/2018

III DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE

Anno B – Rito Ambrosiano

LETTURE DOMENICALIIS 32,15-20 –   SL 50- RM -5.5b-11 – GV 3,1-13

TRACCIA DI RIFLESSIONE A CURA DI ANGELO CASATI

In questa domenica entra in scena Nicodemo, è una persona interessante Nicodemo, fariseo, cioè uno cui stava a cuore la legge. E alla Legge si atteneva ispirandosi agli insegnamenti dei maestri, anzi lui stesso maestro. Gesù gli obietterà: “Ma come, tu sei maestro d’Israele e non sai queste cose?”.

Va da Gesù di notte. Mi sono detto: dunque l’ha accolto nella sua casa. C’è una casa di Gesù. Ho cercato di immaginarla. Nel suo vangelo Giovanni l’ha già ricordata quando ha raccontato dei due discepoli del Battista che si mettono sulle piste di Gesù e a Gesù, che chiede conto di quel loro cercare, dicono: “Maestro, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. C’è sempre da vedere dove abita Gesù, dove abita con i suoi pensieri. Non

sappiamo mai tutto: ogni domenica veniamo qui per vedere dove abitano i pensieri di Gesù.

“Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui: erano le quattro del pomeriggio”. Ancora c’era sole. Chissà come pioveva la luce nella casa a quell’ora. Chissà come affondava invece nelle ombre della notte la casa quando ci andò Nicodemo e la lampada dall’alto – immagino – dava bagliori. In un caso e nell’altro a spingere i passi era una ricerca. E dunque Nicodemo come simbolo dell’uomo e della donna in ricerca. “Andò di notte” e non penso sia solo una notazione esteriore circa l’orario. “Di notte”, e penso alle tante notti che ci portiamo dentro. Tutti.

Noi tutti Nicodemo. Andò di notte forse per non dare nell’occhio: quel rabbi di Nazaret non godeva buona fama tra i suoi, nel circolo dei maestri. E che cosa avrebbero detto di lui, se

fossero venuti a saperlo? E noi, diciamocelo, non siamo molto diversi. Condizionati come siamo da quello che dicono gli altri di noi. Eppure, nei momenti migliori, ci abita un desiderio di altro, di coerenza, di ricerca, di bellezza di vita, di novità, desiderio di acqua e di vento.

Di notte, ma in ricerca. E Gesù quasi non si lascia sfiorare dalle attestazioni di stima di Nicodemo, entra subito in merito, entra nel cuore del problema. Calcando sulle parole: “In verità, in verità ti dico: se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”. Parole spiazzanti. Per chiunque.

Anche noi – anch’io vecchio come sono – avremmo obiettato: “Come può nascere uno quando è vecchio?”. Come può ritornare nel grembo ed essere rigenerato, riformato nel grembo, riplasmato nel grembo? E Gesù non arretra: “Se uno non nasce dall’acqua e dallo spirito non può entrare nel regno di Dio”. E cioè non può entrare in quella dimensione del vivere che chiamiamo vangelo, che è una vita nuova perché segnata dalla luminosità di Dio, dalla luminosità della vita di Gesù, dentro il concreto della storia. Ti succede, a volte succede che accadono delle cose e tu dici: “E’ il regno di Dio, accade il regno di Dio”.

E può accadere anche quando non ci sono le premesse, le premesse umane, anche quando, per stare alle parole di Nicodemo, ti senti vecchio, e dici: “Che cosa vuoi che cambi?”. O quando vecchio ti sembra il mondo, e ti verrebbe da dire: “Ma che cosa vuoi che cambi? E’ un deserto, tutto inaridito”.

Oggi era prorompente, per l’energia che lo percorreva,il piccolo brano del profeta di Isaia:

“In noi sarà infuso uno spirito dall’alto, allora il deserto diventerà un giardino”. Ebbene anche nel brano di Isaia è intrigante l’espressione “dall’alto”: “in noi sarà infuso uno spirito dall’alto”, un’espressione che abbiamo ritrovato in Gesù: “Se uno non nasce dall’alto”.

Come a dire che una rinascita, mia o della chiesa o della società, della terra, una rigenerazione, un grembo di vita nuova, non accade se si vola basso, se si va per interessi, per ambizioni, per meschinità, per vedute di corto respiro, per asfissia di programmi.

Dall’alto! Pensate in grande, pensate in modo aperto, siate grandi, perché grande è ciò che vi abita, grandi sono le fibre di cui siete fatti, l’alto che Dio ha disegnato in voi.

Dall’alto. E Gesù sembra specificare: “Se uno non nasce da acqua e Spirito non può entrare nel regno di Dio”. E sono due immagini bellissime. L’acqua e il vento, Gesù dirà che lo

Spirito è come il vento. Làsciati rigenerare dall’acqua e dal vento. Facciamo in modo che ogni donna e ogni uomo siano rigenerati dall’acqua e dal vento, lontani da tutto ciò che

intristisce, inaridisce, avvizzisce.

Nicodemo chiede di capire e Gesù gli dice: “Dovresti essere maestro in queste cose, tu che leggi le Scritture sacre”. Come poteva per esempio non ricordare che nel libro del profeta

Ezechiele stavano scritte parole come queste ”Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”? (Ez 36,25-26).

Voi – ne sono certo – avete colto nelle parole di Ezechiele la connessione tra essere ricolmati dallo Spirito ed essere abitati da un cuore di carne. Oggi ce lo ha ricordato anche Paolo nella lettera ai Romani, dove scrive che “l’amore è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo”. Se ci lasciamo condurre dal vento di Dio, dal vento dello Spirito che dimora in noi, andremo sempre più lontani da “stagioni del cuore di pietra” e ci avvicineremo sempre più a “stagioni del cuore di carne”. Anzi diventeremo imprevedibili.

Gesù diceva: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va. Così è chiunque è nato dallo Spirito”.

Come a dire: se ti lasci condurre dall’amore, dallo Spirito, diventi imprevedibile. Succedono cose imprevedibili. L’amore è imprevedibile. Succedono anche oggi nel nostro paese segni

di vicinanza incredibili. Uno l’ha dato la chiesa italiana in questi giorni. E non sono pochi i segni, spesso sono silenziosi, quasi invisibili. Ma quando ti accorgi, ti commuovono, ti fanno sognare, ti fanno dire: “Ma che cosa sta accadendo”. Dentro di te dici: “Sta accadendo una docilità allo Spirito, al vento. Che toglie il cuore di pietra e dona un cuore di carne”. Preghiamo perché accada sempre più in noi. E sulla terra. Da deserto a giardino