25/02/2018

COMMENTO ALLE LETTURE

VANGELO               GV 4, 5-42 :       P. ALBERTO MAGGI OSM

PRIMA LETTURA    Dt 5,1-2. 6-21:       don GIANANTONIO BORGONOVO

SALMO                            Sal 18 (19):        D.M. TUROLDO – card. G.RAVASI

SEC. LETTURA        Ef 4,1-6:              FARINELLA PAOLO prete

—————————————————————————————————————-

Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM – centro studi biblici – Montefano

SORGENTE DI ACQUA CHE ZAMPILLA PER LA VITA ETERNA – Gv 4,5-42

 

Sono tre i personaggi femminili nel vangelo di Giovanni, ai quali Gesù si rivolge con l’appellativo “donna”, che significa “sposa, moglie” e rappresentano in qualche modo le spose di Dio. Il rapporto tra Dio e il suo popolo, attraverso i profeti, in particolare da Osea in poi, il profeta della Samaria, era raffigurato come quello di un matrimonio. Dio era lo sposo e il popolo la sua sposa. Allora in questo vangelo Gesù si rivolge chiamandola “donna”, cioè “sposa”, la madre alle nozze di Cana, la madre rappresenta il popolo che è stato sempre fedele a Dio, testimone della nuova alleanza che Gesù verrà a proporre, perché in quella vecchia non c’è vino, cioè manca l’amore.

Poi Gesù, nel brano che adesso vediamo, si rivolge con lo stesso appellativo“donna”, moglie, alla donna adultera, la sposa adultera, che lo sposo va a riconquistare non attraverso delle minacce o dei castighi,ma con un’offerta ancora più grande di amore. Infine, il terzo ed ultimo personaggio femminile al quale Gesù si rivolgerà chiamandola “donna” è Maria di Magdala che rappresenta la nuova comunità, la sposa del Signore.

In questo brano c’è l’intenzione di Dio, che è Gesù, di recuperare la sposa adultera. Ecco perché nel versetto che purtroppo la liturgia ha eliminato da questa lettura (i versetti 3 e 4) si legge che “Gesù lasciò la Giudea, si diresse di nuovo verso la Galilea” e, scrive l’evangelista, “doveva perciò attraversare la Samaria”. Questo “doveva attraversare la Samaria”, non si deve a un itinerario geografico. Normalmente dalla Giudea alla Galilea si percorreva la più comoda e tranquilla vallata del Giordano, perché, essendoci inimicizia tra galilei, giudei e samaritani, attraversando quella regione significare andare incontro a guai.

E spesso ci si lasciava la pelle. Allora questo “dover” da parte di Gesù “attraversare la Samaria”, non si deve a motivi di itinerario, ma a motivi teologici.

E’ lo sposo che va a recuperare la sposa adultera. L’evangelista ci presenta una donna samaritana una anonima. Quando i personaggi sono anonimi significa che sono personaggi rappresentativi di una realtà che l’evangelista vuole presentare. E Gesù, indifferente ai conflitti della razza, della religione e del sesso, si rivolge a questa donna chiedendole da bere. E’ una cosa che un uomo giudeo non avrebbe mai fatto, chiedere a una donna, e per di più ad una samaritana, una nemica, che è considerata impura.

Infatti la donna samaritana si meraviglia e chiede a Gesù: “«Come mai tu che sei giudei, chiedi da bere a me che sono donna»”, e lo sottolinea, un uomo non rivolge la parola a una donna, e poi questa è samaritana. I samaritani, per la loro idolatria che adesso vedremo, erano considerati impuri, nemici di Dio e nemici di tutti gli uomini. E l’evangelista diplomaticamente sottolinea: “I giudei infatti non hanno rapporti con i samaritani”, ovvero se le davano di santa ragione tutte le volte che si trovavano.

Bene, Gesù ha chiesto un minimo segno di accoglienza, di ospitalità, per poi rispondere lui con il suo dono. E “Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio»”. Lo sposo va a riconquistare la sposa adultera, non attraverso le minacce, ma con un’offerta ancora più grande del suo amore. E dice Gesù: “se tu conoscessi questo dono e colui che ti da da bere, tu stessa gli avresti chiesto acqua viva”, cioè l’acqua della sorgente.

Ed ecco che qui il dialogo si svolge tra due differenti termini che riguardano il luogo di quest’acqua.

Dispiace che i traduttori non ne tengano conto. Mentre la donna parla di pozzo, che significa un luogo dove c’è l’acqua, ma l’acqua non è viva e, soprattutto, esige lo sforzo dell’uomo, in questo caso della donna, per attingere l’acqua.

Il pozzo è l’immagine della legge e l’acqua è quella che da la vita. Mentre la donna parla di pozzo, cioè lei non conosce un dono gratuito, Gesù le parla di sorgente. Nella sorgente l’acqua è viva, l’acqua zampilla, e soprattutto non richiede nessuno sforzo da parte della donna che ha sete, se non quello di bere. Infatti Gesù le risponde: “«Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete»”, immagine della legge. La legge non riesce a rispondere al desiderio che ogni uomo porta dentro.

Perché, per la legge, l’uomo è sempre limitato, inadeguato, inadempiente. Ma Gesù dichiara: “«Chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno»”. Il suo messaggio, la sua persona, è la risposta di Dio al desiderio di pienezza che ogni persona si porta dentro. E, aggiunge Gesù: “«Anzi, l’acqua che io gli darò, diventerà in lui …»”, quindi non è più un’acqua esterna, ma un’acqua interiore “«… una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna»”. L’amore di Dio, che attraverso Gesù viene comunicato all’uomo, nella misura in cui l’uomo lo accoglie e lo trasmette agli altri, in questo dinamismo di un amore ricevuto e di un amore comunicato, realizza, fa crescere e matura la sua esistenza per sempre. Rende la vita indistruttibile.

Quindi non è un’esperienza di osservanza di una legge esterna all’uomo, ma l’esperienza di una forza interiore, perché Dio non governa gli uomini emanando leggi che questi devono osservare, ma comunicando loro la sua stessa capacità d’amore. A questo punto, stranamente, Gesù chiede alla donna di andare a chiamare il marito. La risposta della donna è che non ha marito. E Gesù le fa notare che ha avuto cinque mariti.

Cosa significa questo? Abbiamo visto che la donna è anonima; i personaggi anonimi sono personaggi rappresentativi, quindi la donna rappresenta la Samaria, e cosa sono questi cinque mariti ‘?

Questa regione era stata popolata da coloni provenienti da altre nazioni i quali avevano portato le loro divinità.

Per cui su cinque monti c’erano cinque templi a cinque divinità. Poi, sul monte Garizim, il tempio a Jahvè.

Quindi adoravano Jahvè, ma insieme agli altri dei. E, nella lingua ebraica, “signore” e “marito” hanno lo stesso significato. La donna capisce. Capisce che quello che quello che ha chiamato Signore adesso è un profeta, e si richiama alla tradizione. “«I nostri padri hanno adorato su questo monte, voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare»”. Ha compreso il richiamo di Gesù ed è disposta a tornare al vero Dio.

Solo che vuole sapere dove. Ci sono tanti santuari, specialmente quello importante del Garizim, dove

adorano il Dio di Israele, ma c’è anche quello di Gerusalemme . Allora lei è disposta a tornare a Dio, ma vuole sapere dove. Ecco la novità importante che Gesù proclama a questa donna samaritana, la fine del tempio, la fine del culto. “«Credimi o donna»”, le si rivolge chiamandola “donna”, sposa, “«Viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre».

Lei s’è richiamata ai padri, “i nostri padri”, Gesù la invita ad accogliere il Padre, lei pensava di andare in un luogo per offrire a Dio, ora è iniziata l’epoca in cui è Dio che si offre agli uomini, chiede di essere accolto per aumentare la loro capacità d’amore e renderli capaci di un amore generoso e incondizionato come il suo. Ecco l’importante annunzio di Gesù: “«Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità»”.

Spirito e verità è un’espressione che indica l’amore fedele. L’unico culto che Dio chiede non parte dagli uomini verso Dio, ma dal Padre verso gli uomini. E’ la comunicazione del suo amore che l’uomo fa proprio, e l’unico culto che Dio gli chiede è il prolungamento di questo amore. Spirito e verità significa un amore vero. Quand’è che l’amore è vero? Quando l’amore è fedele. Infatti … e qui c’è la traduzione della CEI … “«Infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano»”. E meglio andare al testo originale, dove l’evangelista dice: “«Infatti il Padre cerca tali adoratori»” 

E’ tanta l’urgenza del Padre di manifestarsi agli uomini, che il Padre li cerca per realizzare il suo disegno d’amore. Ed ecco l’espressione stupenda di Gesù: “«Dio è spirito»”; Spirito non è qualcosa di astratto,

ma significa l’energia vitale creatrice. “«E quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità»”, in amore fedele. Quindi Dio è energia d’amore creatrice che chiede soltanto di essere accolto dall’uomo per prolungare il suo amore per tutta l’umanità. Questa è la novità apportata da Gesù. E’ la fine del tempio, perché non c’è più bisogno del tempio, e la fine del culto, che era una diminuzione dell’uomo nei confronti di Dio.

L’uomo doveva togliersi qualcosa per darla a Dio. Nel nuovo culto è Dio che si offre agli uomini perché con lui e come lui, si diano a tutta l’umanità.

——————————————————————————————————————-

PRIMA LETTURA: Dt 5,1-2. 6-21

Letture domenicali -Commento Biblico a cura di Gianantonio Borgonovo  

Dal sito “Chiesa di Milano”  -

 Il Deuteronomio è la pietra angolare dell’intera Tôrâ. Vi sono molti motivi e indizi storico-letterari per considerare questo libro come il punto di partenza da cui si è for-mata l’intera Scrittura sacra dello jahwismo.

La composizione del libro è molto più unitaria di quanto le scuole attente alla for-mazione diacronica del testo biblico siano andate sostenendo negli ultimi due secoli. Non si può negare che vi siano delle inserzioni dovute alla ricollocazione del libro nel disegno più ampio dell’intera Tôrâ: ma ciò non significa che non si abbia a che fare con un testo fondamentalmente unitario, la cui idea fondamentale è quella di berît «promes-sa, alleanza»: la promessa di JHWH ai padri, che si compie per Israele nella vicenda dell’esodo dall’Egitto, nel deserto e sino all’arrivo in Terra di Canaan; l’alleanza di JHWH con Israele presso il Sinai e la risposta recalcitrante di questi lungo il cammino durato quarant’anni nel deserto prima di approdare all’altipiano di Moab, dove Israele vive la sua seconda alleanza, quella che gli permette di varcare le soglie della Terra, senza più avere Mosè, ma la legge di JHWH.

—————————————————————————————————————————

SALMO        Sal 18 (19) -Commento tratto dal libro  “I SALMI” di D. M. Turoldo e G. Ravasi

 

Due soli, due luci, due parole divine: il sole, la luce e la parola del creato, voce segreta di Dio; il sole , la luce e la parola della Torah, cioè della Bibbia, voce esplicita di Dio. Un famoso commentatore ebreo medioevale scriveva :” come il mondo non s’illumina e vive se non per opera del sole , così l’anima non raggiunge la sua pienezza di luce e di vita se non attraverso la Torah”

La Torah, la legge di Dio, è la parola pura, radiosa ed eterna di JHWH . Chi la accoglie con gioia è come se gustasse un miele dal gusto irraggiungibile, è come se avesse un tesoro ineguagliabile.

———————————————————————————————————————————————

 Seconda lettura Ef 4,1-6 –FARINELLA PAOLO prete

 . Il tema dell’unità, già anticipato nelle letture delle domeniche precedenti, nel brano di oggi diventa esplicito. Gesù ha manifestato la sua «signoria» non con violenza e autoritarismo, ma con umiltà, mansuetudine e specialmente carità (v. 2) con le quali ha posto le premesse e il metodo per l’unità nella comunione dei credenti e del mondo (vv. 4-6; cf Gv 13,14-16; Mt 1,29; Fil 2,6-11; Col. 3,12-13). La sorgente unificante di questo progetto di unità è la dimensione trinitaria della vita di Dio: lo Spirito che anima il corpo di Cristo, il Signore risorto e il Padre di tutti. Il brano è uno dei testi classici su cui si fonda la dottrina della Trinità.