5/11/2017

Nota storica  dal sito: farinella paolo prete

Commento al Vangelo di Alberto Maggi osm

 NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO

 NOTA STORICA- tratto dal  sito :  Farinella Paolo prete

La Festa di «Cristo Re» è un po’ fuori moda, quasi estraneo alla nostra cultura che vive e si sviluppa in un contesto di democrazia.

La regalità di Cristo è un argomento da usare con prudenza perché spesso è stato utilizzato ideologicamente , ancora oggi ci sono gruppi che utilizzano termini quasi militareschi,  (soldati, militi, legio ecc di Cristo) , o apparentemente spirituali  che condannano il mondo “moderno” ma non disdegnano di fare affari con esso , Tutti fanno riferimento all’ideale di instaurare in terra il «Regno di Cristo», ma ognuno piega il Cristo alla propria ideologia. dimenticando che «Dio ha tanto amato da dare il suo figlio unigenito» (Gv 3,16) 

In questi contesti si usa l’ideologia di Cristo-Re, interpretato al modo pagano e si tralascia il Cristo-Pastore che contesta sulla terra ogni potere politico o religioso per affermare la primazia della persona e della coscienza, espressione suprema della Presenza/Shekinàh di Dio.

Essi non sanno (o fanno finta di non sapere) che la festa di oggi fu istituita nel 1925 da Pio XI, quando in Europa cominciava a profilarsi il regime nazista e in Italia si rafforzava quello fascista.

Istituendo la festa di un Dio «regale», il papa Pio XI volle porre la Chiesa al riparo dai pericoli  temporali che di lì a poco nazismo e fascismo avrebbero messo in pratica. Allo stesso modo il papa reagi-va contro il clericalismo che è sempre stato la mala pianta della Chiesa. Come spesso accade, pochi percepirono queste intenzioni del papa, ma ognuno interpretò la festa secondo la propria ideologia e preoccupazione.

Il papa fu profeta, ma la festa fu accolta dalla maggioranza dei cattolici e dal clericalismo di sistema come uno strumento ulteriore per difendere il regno di Dio, identificato con il potere che la Chiesa terrena «deve» esercitare sui regni «amici» della terra, contro la modernità che si connotava di laicismo spesso acritico.

Alla luce della dottrina conciliare, la festa di Cristo-Re è riportata al suo senso genuino e originale: la memoria che come Cristo, anche il suo corpo, la Chiesa «è nel mondo», ma «non è del mondo» (Gv 17,11.13). La Chiesa «di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio»

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 perchè i Giudei portano Gesù davanti a Pilato?

Secondo i Giudei, infatti,, Pilato, custode dei diritti dell’imperatore (Lc 23,2) non può non condannarlo a morte per «lesa maestà». Pilato, invece, in Gv interroga Gesù con il quale instaura un dialogo profondo, a differenza dei Sinottici, dove Gesù tace ad imitazione del Servo sofferente (Is 53,7). Tutto il racconto della passione secondo Gv è imperniato sulla regalità di Cristo e sulla sua investitura ad opera dei soldati romani, inconsapevoli rappresentanti del mondo pagano che riconoscono in Gesù il Re universale di un regno di pace e di amore. La regalità di Cristo non è di questo mondo, perché egli offre la sua vita per il suo popolo e per i pagani, a differenza dei potenti della terra che prendono la vita dei loro popoli per soddisfare i propri bisogni e interessi. Il trono di gloria di questo re «atipico» è il trono della croce, lo stesso in cui è assiso nell’Eucaristia che noi riviviamo. Questo è il motivo per cui il Crocifisso non potrà mai essere utilizzato come segno distintivo di «una» civiltà perché esclude tutte le altre. La laicità di Cristo è la premessa della sua missione universale.

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 Gv 18, 33b-37 –  Alberto  Maggi osm

in questo brano  viene presentato il primo interrogatorio da parte di Pilato, il procuratore romano, nei confronti di Gesù.

“Pilato, rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse «Sei tu il re dei Giudei?»”.

E’ questa l’accusa che i sommi sacerdoti avevano rivolto a Gesù, cioè di essere il Messia, il Cristo; l’uomo, incaricato da Dio, col potere di Dio, che avrebbe dovuto rovesciare il potere esistente e scacciare i romani. Quindi è questa l’accusa che i sommi sacerdoti hanno portato contro Gesù, per farlo condannare da Pilato.

E Gesù gli risponde «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?»” Gesù non risponde alla domanda che Pilato gli ha fatto, ma chiede a Pilato di ragionare con la sua testa ”.

E Pilato reagisce con sdegno, con disprezzo. «Sono forse io Giudeo?»ed esprime tutto il disgusto che Pilato aveva verso questo popolo e quello che Pilato dice è tremendo “«La tua gente e i capi dei  sacerdoti ti hanno consegnato a me»”. Contro Gesù si sono rivoltati tutti. Gv nel suo Prologo (1,11) dice, “Venne tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto”.

Per i sommi sacerdoti e per la gente Gesù è più pericoloso dei dominatori pagani, dei romani. Consegnano il liberatore ai dominatori perché Gesù è pericolosissimo. “Rispose Gesù: «Il mio Regno non è di questo mondo»”. Attenzione! Gesù non sta dicendo che il suo Regno non sia IN questo mondo, ma dice che non è di questo mondo, cioè non è un regno tra quelli conosciuti. I regni sono basati sulla prepotenza, sul terrore, sulla violenza, sulla paura. Il Regno di Gesù, il Regno di Dio, non è basato su nulla di questo. E dice Gesù “«Se il mio Regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto»”. Gesù non sta dicendo che ha dei servitori, ma lui, che è Dio, si fa servo. Per cui lui non ha servi, in quanto lui stesso, il Signore, si fa servo degli altri. Gesù vuol far comprendere che il suo Regno è completamente diverso dai regni di questo mondo, dove il re non ha dei servi, ma è il re che si fa servo.

«Ma il mio Regno non è»” – e qui c’è un errore di traduzione – non è “di quaggiù”, ma “«di qui»”, cioè di questo sistema. Gesù non contrappone cielo e terra, ma due mondi differenti: quello del potere e quello dell’amore, quello del dominio e quello del servizio.

“Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù” – e qui la traduzione è inesatta, la traduzione della CEI riporta “Tu lo dici, io sono re”, come se Gesù confermasse che è re. No, il testo greco è “«Tu dici che sono re»” cioè questa è la tua opinione. Quindi Gesù tronca il discorso per cui dice “Tu dici che sono re”.

“«Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità»”, ecco il tema che interessa a Gesù, non quello della regalità, ma la verità. Cos’è la verità? La verità su Dio. Dio è amore che chiede di essere accolto. E la verità sull’uomo che, accogliendo questo amore, ha la condizione divina. E Gesù aggiunge «Chiunque è dalla verità»”, non dice “chiunque ha la verità”. Gesù dice “Io sono la verità”, non dice “Io ho la verità”. Colui che ha una verità, cioè una dottrina, esclude tutti quelli che non sono d’accordo. Quando uno ritiene di avere la verità è in grado di giudicare tutti gli altri. Gesù non dice di avere la verità, ma di essere nella verità. Se la verità è l’amore di Dio per l’umanità, essere nella verità, significa essere in sintonia con quest’amore di Dio per l’umanità,

 

“«Chiunque è nella verità ascolta la mia voce»”. Ci saremmo aspettati il contrario “chi ascolta la mia voce, si mette nella verità”. No, chi è nella verità, cioè per ascoltare, per comprendere, per capire bene il messaggio di Gesù, bisogna avere nel cuore una passione, infinita, sconfinata, per l’umanità. Solo quelli che fanno del bene dell’uomo l’obiettivo della propria esistenza, solo questi possono capire realmente le parole di Gesù. Quindi, “«Chiunque è nella verità ascolta la mia voce»”. Ebbene, come Gesù non era interessato al tema della regalità, Pilato, rappresentante del potere, non è certo interessato al tema della verità e tronca il discorso dicendo: “«Che cos’è verità?»”, non “la” verità. A lui non interessa, perché il potere è basato sulla menzogna e sull’inganno.